Revisione effettuata a ottobre 2024
Scheda tecnica | |
Eziologia | Famiglia Bunyaviridae, genere Nairovirus |
Vettore | Zecche della famiglia Ixodidae; i vettori più efficienti e comuni sembrano appartenere al genere Hyalomma |
Principali serbatoi | Gli ospiti vertebrati amplificatori includono uccelli, esseri umani, roditori, lepri, toporagni, ruminanti, pipistrelli, struzzi e ricci. Molti uccelli sono resistenti all’infezione, ma non gli struzzi, nei quali si può osservare un’elevata prevalenza di infezione nelle aree endemiche, dove sono stati causa di casi umani |
Modalità di trasmissione | Puntura di zecca, esposizione percutanea o mucosa al sangue e ai fluidi corporei infetti. Sono stati inoltre segnalati casi di trasmissione verticale madre-figlio. Il contatto sessuale può rappresentare un rischio reale di trasmissione del CCHFV. La trasmissione attraverso il contatto sessuale è possibile dalla fine del periodo di incubazione e può portare a un decorso più grave della CCHF |
Aree endemiche o a rischio | Il CCHFV è endemico nelle regioni dell’Africa, dei Balcani, del Medio Oriente e dell’Asia occidentale e centro-meridionale. In EU, CCHFV è stato diagnosticato per la prima volta in Bulgaria a metà degli anni ’50, diventando endemico in alcune regioni del Paese. In Grecia, il primo e finora unico caso autoctono è stato segnalato nel 2008. Nel 2013 e nel 2016 in Spagna sono stati registrati casi autoctoni nella provincia di Ávila, Castiglia-León |
Periodo di incubazione e trasmissibilità | L’infezione a seguito di puntura di zecca ha un periodo di incubazione solitamente da 1 a 3 giorni, con un massimo di 9 giorni. Il periodo di incubazione per contatto con sangue o tessuti infetti è solitamente da 5 a 6 giorni, con un massimo documentato di 13 giorni. CCHFV è relativamente stabile nel sangue e nel siero ed è stato recuperato da campioni conservati per 2 o 3 settimane a 4°C |
Viremia | La viremia ha significato prognostico per l’esito di un’infezione: pazienti con titoli superiori a 109 copie per millilitro di plasma hanno maggiori probabilità di avere una malattia letale e i valori medi per i casi fatali sono almeno 1.000 volte più alti di quelli dei pazienti che sopravvivono. Non vi è evidenza di viremia nell’uomo durante il periodo di incubazione precedente alla comparsa dei sintomi |
Sintomi | L’infezione nell’uomo è asintomatica nell’80% dei casi, mentre nel restante 20% può provocare manifestazioni da lievi a gravi. Dopo il periodo di incubazione, i soggetti infetti possono progredire verso uno stadio preemorragico caratterizzato da sintomi aspecifici come febbre, malessere, mialgia e nausea. Nella prima settimana dopo l’infezione, la fase preemorragica può rapidamente progredire in malattia emorragica, caratterizzata da sanguinamento incontrollato, danno epatico, risposte immunitarie infiammatorie e, nei casi più gravi, coagulazione intravascolare disseminata, shock e morte. Nei pazienti che sopravvivono, la guarigione inizia 10-14 giorni dopo l’infezione ed è associata al ritorno alla normalità dei parametri ematochimici ed ematologici e allo sviluppo dell’immunità anti-CCHFV. Le conseguenze a lungo termine dell’infezione da CCHFV sono poco studiate. I tassi di mortalità dei soggetti con malattia conclamata sono in media del 30% e variano dal 5% all’80%, di solito si verifica 5-14 giorni dopo l’esordio della malattia |
Rischio di trasmissione attraverso le sostanze di origine umana (SoHO) |
Trasmissione trasfusionale non documentata |
Anamnesi sul donatore | Soggetti con pregressa infezione |
Misure sul donatore | Gli attuali differimenti geografici per la malaria escluderebbero certamente le popolazioni a rischio dell’Africa sub-sahariana co-endemica e di parti dell’Asia meridionale nel caso in cui vi fosse una viremia asintomatica. Eventuali quesiti da porre al donatore sull’esposizione a puntura di zecca non risulterebbero utili nel discriminare i soggetti infetti da quelli non infetti. Per i soggetti con pregressa infezione è raccomandato un periodo di differimento minimo in via prudenziale fino al recupero completo, tuttavia, in considerazione della persistenza del virus in individui che guariscono da diverse forme di febbre emorragica virale, la Joint United Kingdom (UK) Blood Transfusion and Tissue Transplantation Services Professional Advisory Committee riporta l’esclusione definitiva per i donatori con storia di febbre emorragica, il differimento dei contatti di individui affetti (6 mesi) e, per i soggetti partener sessuali di individui con febbre emorragica, l’esclusione permanente |
Test validati per uso trasfusionale |
Non sono disponibili test specifici per i donatori. Per diagnosticare l’infezione da CCHFV nella popolazione generale si utilizza generalmente l’EIA per la rilevazione degli anticorpi e la PCR su sangue o tessuti |
Plasmaderivati | L’agente infettivo si è dimostrato sensibile ai trattamenti utilizzati nel processo di frazionamento per la produzione di plasmaderivati |
Revisione effettuata a ottobre 2024